I Volti Nuovi del Gruppo, Francesco Romano: “Vorrei mettermi in mostra già al primo anno. Nel futuro sogno le Ardenne”
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei Volti Nuovi del Gruppo nella stagione 2019. Attraverso questa rubrica passiamo al setaccio i corridori italiani che si affacciano quest’anno tra i professionisti. L’appuntamento odierno ci porta a conoscere Francesco Romano, 21enne siciliano di Vittoria proveniente dal Team Colpack e che ha compiuto il salto nella Bardiani-CSF. Nel suo curriculum prima dell’approdo alla corte della famiglia Reverberi una vittoria di tappa al Giro d’Italia Under 23 2017, quando ha fatto sua la tappa di Casalincontrada al termine di una fuga, e un periodo da stagista nella UAE Team Emirates nel corso della stessa stagione.
Come e quando ti sei avvicinato al ciclismo?
Ho iniziato a 7 anni grazie a mio cugino che era appassionato. Da piccolo ho iniziato a vedere qualche sua corsa e mi sono appassionato. Via via ho iniziato a gareggiare anch’io e sono arrivato dove sono adesso.
Quando hai capito che sarebbe diventato la tua professione?
All’inizio l’ho presa come un gioco, piano piano ho visto che mi piaceva fare sacrifici per questo sport e ci ho creduto fino a raggiungere il professionismo. Adesso mi attende una nuova pagina da scrivere.
Presentati a chi ti conosce ancora poco: che tipo di corridore sei?
Mi ritengo un corridore completo, mi difendo abbastanza bene sulle salite corte ed esplosive, con chilometraggi non eccessivi. Sono abbastanza veloce e so essere abbastanza competitivo nelle corse di un giorno.
Lo scorso anno hai vinto tre corse: a quale sei più legato?
È stato importante conquistare la classifica generale della Vuelta a Navarra, quindi sceglierei quella.
Hai qualche rimpianto per qualche risultato mancato nel 2018?
Sì perché pensavo di andare complessivamente meglio, ma ogni anno è diverso. Non ho dato quello che volevo, non sono riuscito a rispettare le prospettive che mi ero creato.
Nel 2017 sei stato l’unico italiano ad aggiudicarsi un tappa al Giro baby: che ricordi hai di quella giornata?
Solo bei ricordi. All’inizio del Giro sono partito con una caduta durante la prima tappa. Ho avuto 3-4 giorni di sofferenza, mentre al sesto stavo meglio. Sono andato in fuga ed era arrivata la mia giornata. Stavo bene e ce l’ho fatta.
In passato hai vestito anche la maglia della Nazionale italiana alla Coppa Agostoni, al Laigueglia, al Giro dell’Appennino e al Trofeo Matteotti: che ricordi hai e cosa ti hanno insegnato?
È stata una bella esperienza. Grazie all’Italia che ci ha dato questa opportunità ho iniziato a capire cosa sia il mondo del professionismo. Si sta creando un bel movimento.
Nel 2017 hai sostenuto anche un periodo da stagista con la UAE Team Emirates: cosa non ha funzionato, quanto e come ti senti migliorato rispetto ad allora?
Ero ancora al secondo anno ed ero giovane. Ero stanco mentalmente perché era fine stagione, correre con i professionisti comportava altri ritmi. Nelle corse fatte con loro ho sofferto abbastanza il ritmo e le gare e non è stato il top.
Sei di Vittoria, lo stesso paese di Danilo Napolitano e la stessa provincia (Ragusa) di Damiano Caruso, la stessa regione di Vincenzo Nibali: ormai la Sicilia è diventata la culla del ciclismo…
Il nostro sport si sta iniziando a sviluppare bene anche qui al sud. Ci sono degli ottimi corridori a livello alto come Nibali, Caruso, Visconti. Quando ho iniziato io a livello giovanile il movimento c’era, con gli anni è un po’ diminuito. Negli ultimi due anni si sta iniziando a ricostruire qualcosa, mentre tra dilettanti e juniores c’è poco e cercano affiliazioni per mandare i corridori talentuosi a correre altrove.
Quest’anno ci sarà anche il Giro di Sicilia: parteciparvi rientra tra i tuoi obiettivi?
Per me sarebbe una grande cosa. Si corre nella mia regione, ci tengo molto ad esserci e spero di trovare il posto.
Nel 2020 e 2021, invece, la tua regione tornerà ad ospitare il Giro d’Italia…
Quest’anno sono neopro e devo fare esperienza. È ovvio che si punta sempre a fare la corsa più bella. Speriamo di trovare posto in squadra e piano piano di riuscire a fare tutto.
Quando è previsto il tuo debutto stagionale? Conosci già il calendario stagionale?
Inizierò il 6 in Croazia, poi farò varie corse lì. Mi hanno detto alcune corse mensilmente, ma non ho ancora un programma delineato.
Avversari, ritmi e distanze: in quale ordine ti spaventano in vista del passaggio?
Tutte e tre allo stesso modo. Alla fine il ritmo è sicuramente più alto, il livello dei corridori anche e la distanza, anche se uno inizia ad allenarsi, si farà sentire abbastanza soprattutto nelle prime uscite. Abituati tra i dilettanti a fare 120-140 chilometri, qui sarà tutta un’altra storia.
Qual era il tuo idolo quando hai iniziato ad andare in bicicletta?
Il mio idolo è Alberto Contador perché è un attaccante, anche se le mie caratteristiche sono diverse. Mi piace il suo stile.
Qual è invece il corridore che ti incuriosisce maggiormente vedere da vicino in gruppo?
Peter Sagan per la spensieratezza e per il modo di correre.
Ti sei posto degli obiettivi personali per questa stagione?
Il primo obiettivo è crescere, aiutare la squadra e fare il mio lavoro. Spero di partecipare ad alcune corse importanti per farmi vedere.
C’è una corsa alla quale vorresti partecipare in maniera particolare?
Visti i primi tre mesi di calendario che già conosco, mi piacerebbe fare il Giro di Sicilia prima di tutto.
E qual è quella che sogni di vincere?
Una classica, potendo scegliere direi una delle tre delle Ardenne.
A fine 2019 ti riterrai soddisfatto se…
Avrò lavorato bene e avrò soddisfatto la squadra. Personalmente, invece, vorrei essermi migliorato e aver fatto qualcosina di buono.
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